La revisione delle Indicazioni per il Curricolo per insegnare l’Identità italiana: un passo indietro per l’educazione?

di Mario Di Maio

Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar se stesso.
(Lev Tolstoj)

1.Premessa

Le ultime dichiarazioni del ministro Valditara sulla revisione delle “Indicazioni nazionali e delle linee guida relative al primo e al secondo ciclo di istruzione” hanno destato numerose perplessità nel mondo della Scuola. Associazioni professionali, esperti di didattica, professori universitari e insegnanti hanno espresso forti dubbi sulla necessità di un’operazione delicata e a dir poco colossale, considerata la complessità, i tempi lunghi (non bisogna dimenticare le procedure che furono implementate per il varo delle Indicazioni per il 2012), come insegnano le riforme relative alle Indicazioni programmatiche degli ultimi vent’anni.

L’Andis, sui propositi di riforma del governo, ha espresso queste considerazioni: “In queste settimane si è tornati a discutere di Indicazioni Nazionali, con non poche preoccupazioni riguardo alle possibili direzioni di questa revisione. I punti di domanda includono l’impatto di visioni politiche sull’educazione, l’interpretazione dell’identità nazionale, e il ruolo delle discipline scientifiche e umanistiche nell’insegnamento”. (1) “Esse hanno il grande merito di rappresentare un alveo di proposte educative che supera il concetto di ‘programma scolastico’ fisso e vincolante a favore di un quadro culturale ampio e plurale all’interno del quale le scuole esercitano la loro piena e libera autonomia progettuale e didattica formalizzata nel curricolo”.(2)

Italo Fiorin, coordinatore della commissione per le Indicazioni nazionali del primo ciclo del 2012, in un’intervista a Il Fatto quotidiano si è detto “preoccupato non tanto perché le considero sacre; sono un testo di lavoro, un documento partecipato”, ma se i valori che le ispirano “venissero toccati allora potrebbe diventare un problema. Quest’idea della commissione spuntata come un fungo sottintende una strana idea di dialogo”. (3)

Tra i tanti pareri che concordano sulla inutilità di una revisione, ci sono quelli degli specialisti disciplinaristi “Intanto c’è poca chiarezza sull’obiettivo della revisione – osserva Francesca Gallina, associata al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’università di Pisa – e poi si deve dire, prima di cambiare, cosa non funziona nelle indicazioni attuali”. (4) La lettera al ministro Valditara è firmata da 19 associazioni dell’area umanistica: “Da parte nostra riteniamo che sia possibile e opportuno procedere innanzitutto a una riflessione sulla validità e la diffusione delle Indicazioni attualmente in uso e solo successivamente a una eventuale revisione, con la proposta di modifiche che aiutino la scuola a rispondere ai bisogni sempre più complessi di quanti la vivono quotidianamente, questione che certamente sta a cuore a chi, come le nostre associazioni, si occupa di scuola e di educazione linguistica e letteraria da tempo”. (5)

 

2.L’intento del Ministro

La nomina di una commissione per la revisione delle Indicazioni composta di soli pedagogisti guidati dalla professoressa Loredana Perla, docente con una precisa connotazione di pensiero rispetto all’idea di una scuola identitaria che deve “istruire educando”, seguendo quanto indicato nell’ultimo libro scritto con Ernesto Galli della Loggia “Insegnare l’Italia, una proposta per la scuola dell’obbligo” rivela, in modo abbastanza esplicito, gli intendimenti del Ministro. La risposta all’ interrogazione parlamentare rivolta alla sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti che replica: “L’obiettivo del ministero è di ripristinare la centralità dei saperi e della loro forza educativa, nonché valorizzare la funzione culturale dei docenti” è piuttosto vaga, mentre alcune interviste rivolte al Ministro forse sono un po’ più rivelatrici. “A scuola si insegna “troppa roba”. È il parere del ministro Valditara, intervistato a Futuro Direzione Nord.” E soprattutto troppi dettagli di un passato lontano, spiegando il suo punto di vista sui programmi: “In terza elementare si va a narrare e a spiegare tutte le specie di dinosauri. Addirittura, c’era un animale vissuto 40 milioni di anni fa e questi bambini devono studiare e imparare questo animale vissuto in Messico ed estinto da milioni di anni. Tutto questo, ma a che serve?”. (6) Valditara prosegue: “È tutto inutile se poi non conosciamo le esperienze più importanti del nostro passato, che ci hanno dato i grandi valori dell’Occidente”. “Bisogna pensare a programmi nuovi in linea con la società moderna. Semplificare un poco, non nel nome del semplicismo, ma per far prevalere la qualità sulla quantità”. (7) Affermazioni che, data l’importanza e la delicatezza della questione, sarà opportuno chiarire e declinare meglio.

Gli intendimenti del Ministro risultano invece più chiari, anche se non più esaustivi,  nella conferenza della presentazione del libro “ Insegnare l’Italia” in cui è sottolineata l’esigenza di fare dell’’identità italiana” la chiave di volta di tutto il curricolo sia del Ciclo Primario sia di quello Secondario, un’identità “depennata da ogni riferimento etnico e razziale” (sic!). (8)  Per il Ministro bisogna rifarsi ad un’identità che scaturisce dall’esame della Storia, in modo particolare da quella Romana. Roma era una società aperta, con una grande attenzione alla persona, società inclusiva, caratterizzata da quella che egli ha definito “patriottismo costituzionale” attraverso l’adesione agli ideali del “civis romanus”, in cui anche gli schiavi erano ritenuti delle persone! (9)  I Romani non avevano alcuna idea di razzismo. Continua il Ministro affermando che l’idea razziale non appartiene all’identità occidentale. Passa poi ad affrontare un’altra riflessione sulla democrazia mondiale che, secondo il Ministro “nega il concetto di democrazia perché la democrazia è collegata alla cittadinanza”. (10)

Che cosa si può fare per insegnare l’identità italiana? Prima di rispondere a questa domanda il Ministro fa una breve deviazione sul problema dell’immigrazione, sulla presenza nelle classi di alunni extracomunitari di prima e di seconda generazione, affermando che essa costituisce un tema drammatico delle periferie del Nord Italia, in quanto dai dati dell’INVALSI, “le performances degli studenti delle periferie di Torino e di Milano sono perfino peggiori della Campania”. (11)

Ritornando al discorso sull’identità, questa è stata contrastata da “una pedagogia mainstream che non ama la Storia nazionale, preme affinché il suo insegnamento s’ispiri ad un’ideologia universale e cosmopolita”. (12) “La polidentità accresce la confusione del bambino, causa la mancanza di un ancoraggio”. (13) L’identità è talmente importante che, citando Fromm, in sua assenza l’individuo cade in una vera e propria situazione di alienazione. Da qui l’importanza di tenere viva la “manutenzione dell’identità”, dal pensiero liberale di Locke, e quindi il Ministro sottolinea l’importanza della Storia e di come, insieme all’identità italiana, debba essere risolta, da un punto di vista metodologico, con l’utilizzazione della “narrazione” di fatti e anche di miti e leggende. L’argomento dell’identità deve coinvolgere tutte le discipline. Il Ministro accenna all’importanza della personalizzazione e della contestualizzazione delle attività d’insegnamento. Bisogna partire dal contesto dell’ambiente in cui vive l’alunno, evidenziare la bellezza dei luoghi sia dal punto di vista dei monumenti, sia da quello naturalistico, per contrastare “una società sempre più laida”. (14) Concretezza invece dell’astrazione. Evitare “le cose fumose che vengono dalle Indicazioni Nazionali”. È sua intenzione, quindi, avviare una forte revisione del Documento programmatico per ovviare alla negazione dell’identità. Questo disconoscimento è” l’espressione di un pensiero astratto, ideologico, di un pensiero che prescinde dalla concretezza della realtà e delle necessità di una determinata società ma costruisce modelli che stanno un po’ nell’empireo”. Il Ministro conclude affermando che è importante comprendere come si è passati da una visione positiva dell’identità a quella negativa, quasi “diabolica”. (15)

 

3. Le Indicazioni Nazionali per il curricolo

Nel 2012, le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione hanno rappresentato un momento di svolta nel sistema educativo italiano. Questi documenti, emanati dal Ministero dell’Istruzione, sono stati elaborati per garantire una base comune di conoscenze e competenze per gli studenti italiani, promuovendo un approccio educativo uniforme e inclusivo. L’importanza di queste indicazioni, insieme ai successivi aggiornamenti, è stata cruciale non solo per la qualità dell’istruzione, ma anche per la coesione sociale e lo sviluppo culturale del paese. Tuttavia, di fronte ai tentativi del governo di riformare questi standard, è fondamentale comprendere le ragioni per cui le indicazioni del 2012 e i successivi aggiornamenti devono essere difesi e considerati come pilastri irrinunciabili del sistema educativo italiano.

Esse sono state elaborate con l’obiettivo di creare un sistema educativo più coerente e allineato con le esigenze di una società in rapida evoluzione. Questi documenti delineano gli obiettivi educativi, i contenuti disciplinari e le competenze chiave che gli studenti devono acquisire durante il loro percorso scolastico. Tra le principali innovazioni introdotte vi sono:

· Centralità dello Studente: Le indicazioni mettono al centro l’alunno, promuovendo un apprendimento attivo e partecipativo.

· Competenze Chiave: Viene data enfasi alle competenze trasversali, come il pensiero critico, la capacità di problem solving e le competenze digitali.

· Inclusione e Personalizzazione: Si sottolinea l’importanza di adattare l’insegnamento alle esigenze individuali degli studenti, inclusi quelli con bisogni educativi speciali.

Le Indicazioni del 2012 hanno contribuito a migliorare la qualità dell’istruzione in Italia, fornendo una struttura chiara e ben definita per l’insegnamento. Questo ha permesso agli insegnanti di avere una guida precisa su cui basare la loro attività didattica, garantendo un’educazione più omogenea e di buon livello in tutto il paese.

Promuovendo l’inclusione e la personalizzazione dell’insegnamento, le Indicazioni  hanno giocato un ruolo fondamentale nel ridurre le disuguaglianze educative. Questo approccio ha permesso di supportare meglio gli studenti con difficoltà di apprendimento e quelli provenienti da contesti socio-economici svantaggiati, cercando di favorire una maggiore equità nel sistema scolastico.

La focalizzazione sulle competenze chiave prepara gli studenti ad affrontare le sfide del futuro, in un mondo sempre più globale e tecnologico. Le competenze trasversali, come la capacità di lavorare in gruppo, il pensiero critico e la flessibilità, sono essenziali per il successo personale e professionale nel XXI secolo.

Dopo il 2012, il Ministero dell’Istruzione ha continuato a rivedere e aggiornare le Indicazioni nazionali per rispondere alle nuove esigenze educative e sociali. Questi aggiornamenti hanno incluso l’integrazione delle competenze digitali in modo che, con l’avanzare della tecnologia, è stato necessario integrare ulteriormente le competenze digitali nei curricula attraverso il Digcomp 2.2. Si è dato, inoltre, maggiore risalto all’educazione civica e alla cittadinanza attiva, per formare cittadini consapevoli e partecipativi e, infine, è stata introdotta una maggiore attenzione ai temi ambientali e allo sviluppo sostenibile, riflettendo la crescente consapevolezza dell’importanza di questi temi.

In modo specifico si riportano alcuni brani presenti nelle Indicazioni rispetto all’identità.

“Cultura Scuola Persona” (La scuola nel nuovo scenario)”la scuola non può abdicare al compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e il carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei bambini e degli adolescenti.” (omissis) “Alla scuola spetta il compito di fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un’identità consapevole e aperta”. “Cultura Scuola Persona” (Nuova cittadinanza) “Per educare a questa cittadinanza unitaria e plurale a un tempo, una via privilegiata è proprio la conoscenza e la trasmissione delle nostre tradizioni e memorie nazionali: non si possono realizzare appieno le possibilità del presente senza una profonda memoria e condivisione delle radici storiche. A tal fine sarà indispensabile una piena valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio nazionale, proprio per arricchire l’esperienza quotidiana dello studente con culture materiali, espressioni artistiche, idee, valori che sono il lascito vitale di altri tempi e di altri luoghi”. “Cultura Scuola Persona” (Per un nuovo Umanesimo) “Inoltre, le esperienze personali che i bambini e gli adolescenti hanno degli aspetti a loro prossimi della natura, della cultura, della società e della storia sono una via di accesso importante per la sensibilizzazione ai problemi più generali e per la conoscenza di orizzonti più estesi nello spazio e nel tempo. Ma condizione indispensabile per raggiungere questo obiettivo è ricostruire insieme agli studenti le coordinate spaziali e temporali necessarie per comprendere la loro collocazione rispetto agli spazi e ai tempi assai ampi della geografia e della storia umana”. (16)

“La scuola dell’Infanzia” “Essa si pone la finalità di promuovere nei bambini lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza e li avvia alla cittadinanza”

(omissis). “Consolidare l’identità significa vivere serenamente tutte le dimensioni del proprio io, stare bene, essere rassicurati nella molteplicità del proprio fare e sentire, sentirsi sicuri in un ambiente sociale allargato, imparare a conoscersi e ad essere riconosciuti come persona unica e irripetibile. Vuol dire sperimentare diversi ruoli e forme di identità: quelle di figlio, alunno, compagno, maschio o femmina, abitante di un territorio, membro di un gruppo, appartenente a una comunità sempre più ampia e plurale, caratterizzata da valori comuni, abitudini, linguaggi, riti, ruoli”. “Traguardi per lo sviluppo della competenza”

“Sviluppa il senso dell’identità personale, percepisce le proprie esigenze e i propri sentimenti, sa esprimerli in modo sempre più adeguato. Sa di avere una storia personale e familiare, conosce le tradizioni della famiglia, della comunità e le mette a confronto con altre”. (17)

“La Scuola del Primo Ciclo” (Cittadinanza e Costituzione) “È compito peculiare di questo ciclo scolastico porre le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva, potenziando e ampliando gli apprendimenti promossi nella scuola dell’infanzia. L’educazione alla cittadinanza viene promossa attraverso esperienze significative che consentano di apprendere il concreto prendersi cura di sé stessi, degli altri e dell’ambiente e che favoriscano forme di cooperazione e di solidarietà. Questa fase del processo formativo è il terreno favorevole per lo sviluppo di un’adesione consapevole a valori condivisi e di atteggiamenti cooperativi e collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la convivenza civile. Obiettivi irrinunciabili dell’educazione alla cittadinanza sono la costruzione del senso di legalità e lo sviluppo di un’etica della responsabilità, che si realizzano nel dovere di scegliere e agire in modo consapevole e che implicano l’impegno a elaborare idee e a promuovere azioni finalizzate al miglioramento continuo del proprio contesto di vita”.

Storia”( Il senso dell’insegnamento della storia)” Nel nostro Paese la storia si manifesta alle nuove generazioni nella straordinaria sedimentazione di civiltà e società leggibile nelle città, piccole o grandi che siano, nei tanti segni conservati nel paesaggio, nelle migliaia di siti archeologici, nelle collezioni d’arte, negli archivi, nelle manifestazioni tradizionali che investono, insieme, lingua, musica, architettura, arti visive, manifattura, cultura alimentare e che entrano nella vita quotidiana. La Costituzione stessa, all’articolo 9, impegna tutti, e dunque in particolare la scuola, nel compito di tutelare questo patrimonio. Lo studio della storia, insieme alla memoria delle generazioni viventi, alla percezione del presente e alla visione del futuro, contribuisce a formare la coscienza storica dei cittadini e li motiva al senso di responsabilità nei confronti del patrimonio e dei beni comuni” (Identità, memoria e cultura storica) “Nei tempi più recenti il passato e, in particolare, i temi della memoria, dell’identità e delle radici hanno fortemente caratterizzato il discorso pubblico e dei media sulla storia. Un insegnamento che promuova la padronanza degli strumenti critici permette di evitare che la storia venga usata strumentalmente, in modo improprio.”

Geografia” “La conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale ereditato dal passato, con i suoi “segni” leggibili sul territorio, si affianca allo studio del paesaggio, contenitore di tutte le memorie materiali e immateriali, anche nella loro proiezione futura. Tali percorsi consentono sintesi con la storia e le scienze sociali, con cui la geografia condivide pure la progettazione di azioni di salvaguardia e di recupero del patrimonio naturale, affinché le generazioni future possano giovarsi di un ambiente sano”

Arte e immagine” “La disciplina arte e immagine ha la finalità di sviluppare e potenziare nell’alunno le capacità di esprimersi e comunicare in modo creativo e personale, di osservare per leggere e comprendere le immagini e le diverse creazioni artistiche, di acquisire una personale sensibilità estetica e un atteggiamento di consapevole attenzione verso il patrimonio artistico”. (18)

4.Conclusioni

L’operazione di revisione dei Documenti programmatici può destare alcune critiche e preoccupazioni.

Una dei principali aspetti critici alla proposta di riforma riguarda la potenziale perdita di continuità educativa. Le Indicazioni del 2012 e i successivi aggiornamenti sono stati il risultato di un lungo processo di consultazione e sviluppo, e cambiarle radicalmente potrebbe creare confusione e disorientamento tra insegnanti e studenti.

Una riforma imperniata sull’insegnare l’identità “italiana” potrebbe portare a un’ eccessiva standardizzazione, riducendo la flessibilità degli insegnanti nell’adattare l’insegnamento alle esigenze specifiche dei loro studenti, anche perché nelle parole del Ministro non c’è nessun accenno ai processi di apprendimento e alle strategie che vedono l’alunno protagonista dell’acquisizione delle competenze, col rischio di minare l’approccio personalizzato e inclusivo promosso dalle Indicazioni del 2012.

Esse hanno rappresentato un significativo passo avanti per il sistema educativo italiano, migliorando la qualità dell’istruzione e promuovendo l’inclusione e le competenze chiave. Di fronte ai tentativi del governo di riformare questi standard, è cruciale valutare attentamente le potenziali conseguenze di tali cambiamenti. La sfida sarà trovare un equilibrio tra l’innovazione necessaria per affrontare le sfide future e la preservazione dei principi fondamentali che hanno reso le Indicazioni del 2012 un punto di riferimento essenziale per l’educazione in Italia. Si riporta, infine, relativamente al concetto dell’identità italiana, alcune considerazioni di Franco Cardini: “nella realtà municipale ch’è la vera sostanza profonda del nostro paese ( la gente) preferisce tenersi stretti semmai i suoi gonfaloni cittadini, mentre in certe aree della sua opinione pubblica un po’ più colta si chiede se meglio non sarebbe semmai lavorare a diffondere una coscienza patriottica europeistica nella quale riassumere (non, badate, dissolvere  e fondere) quella italiana” ed ancora “Forse l’identità nazionale italiana non esiste: nel senso che le nazioni non sono mai frutto di determinismi etnogeografici di sorta, bensì di volontà. Si è nazione perché si vuol divenire tale: e nessuna forza storica è mai riuscita a farci sul serio e a lungo sentire nazione. (19) La stessa ricchezza culturale delle nostre tradizioni cittadine e regionali c’impedisce di sviluppare un forte senso nazionale”. Forse ci riuscirà il ministro Valditara?


 (1) Documento del Consiglio Nazionale dell’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici, Battipaglia (SA), 11 maggio 2024.

(2) ibidem

 (3) Articolo del “Fatto quotidiano”

(4)  I. Venturi, Scuola, Valditara nomina il gruppo per rifare i programmi ministeriali, ma è polemica: “Mancano insegnanti e due esperti su nove vengono dagli atenei telematici, “Repubblica”, 3 maggio 2024

(5)  ibidem

 (6) Riportato da D’Elia, Giuseppe Valditara: «I dinosauri si sono estinti: a che serve studiarli? La Voce della Scuola, 9 maggio 2024.

(7)  ibidem

 (8) Video conferenza su Radio Radicale, presentazione del libro “Insegnare l’Italia “di Galli della Loggia, Perla, Roma, 6/12/2023

(9) La società dell’antica Roma prevede una distinzione delle persone che emerge in modo chiaro dalle parole di Gaio, un giurista vissuto fra l’età di Adriano e quella di Commodo. Egli, infatti, scrive che “certamente la maggiore differenza riguardo al diritto delle persone è questa, che tutti gli uomini o sono liberi o sono schiavi” (Institutiones 1,8). Quest’ultimo è, infatti, considerato una cosa facente parte del patrimonio del suo proprietario. Tale concezione traspare inequivocabilmente nel De agricultura dell’autore Marco Porcio Catone, nelle cui righe vengono dati consigli su come utilizzare e sfruttare al meglio la servitù con freddezza e puro calcolo economistico. Emblematico è in merito il passo in cui afferma: “[il pater familias] venda l’olio […]; venda il vino, il frumento che avanza; venda i buoi vecchi, le mandrie svezzate, le pecore svezzate, la lana, le pelli, il carro vecchio, gli utensili vecchi, lo schiavo anziano, lo schiavo malato” (De agricultura 2)

(10) L’ONU celebra il 15 settembre di ogni anno “La Giornata internazionale della democrazia” “per cogliere questo momento decisivo per costruire un mondo più equo, inclusivo e sostenibile, nel pieno rispetto dei diritti umani” (dal discorso del Segretario Generale dell’ONU), New York, 2020.

 (11) Video conferenza su Radio Radicale, presentazione del libro “Insegnare l’Italia “di Galli della Loggia, Perla, Roma, 6/12/2023

 (12) Questo punto è fortemente in contrasto con l’ispiratore delle precedenti Indicazioni, E. Morin che, nei “Sette saperi necessari …” commissionato dall’Unesco, cita tra i Saperi “Acquisire un’etica del genere umano”

(14) Il ministro riporta una frase del libro

 (15) Video conferenza su Radio Radicale, presentazione del libro “Insegnare l’Italia “di Galli della Loggia, Perla, Roma, 6/12/2023

(16) Indicazioni nazionali per il Curricolo della Scuola dell’infanzia e del Primo Ciclo, 2012

(17) ibidem

(18) ibidem

 (19) F. Cardini, NOTE STORICHE SULL’IDENTITA’ ITALIANA E SULLE PROSPETTIVE DI UNA SUA RIDEFINIZIONE, 10 luglio 2017

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